A Caremma

Stampa 

Nel Medio Evo la tendenza a simboleggiare e ad allegorizzare era molto sviluppata. "... il simbolismo - scriveva Huizinga - è per così dire un corto circuito dello spirito. Il pensiero non cerca un rapporto tra due cose seguendo le volute nascoste delle loro connessioni causali, bensì lo trova con un brusco salto, e non come un rapporto di causa ed effetto, ma di significato e scopo"'. E per rappresentare l'idea del digiuno e della penitenza propri della Quaresima, l'immagine più adatta era sembrata quella della vecchiaia, anzi di una vecchia vestita di nero.
Nei tempi passati, poiché il lutto si portava per lunghi periodi e nelle età più avanzate non si toglieva più, finiva che le donne anziane andassero sempre vestite di nero. Così la vecchiaia di una donna poteva rappresentare l'idea della morte e insieme quella della rinunzia.

Nella tradizione cristiana la Quaresima è un periodo di quaranta giorni, dedicati al digiuno e alla penitenza; va dalla fine del carnevale alla Domenica delle Palme.Per i cristiani tali prescrizioni andavano rigorosamente osservate, tanto che si sentiva il bisogno di esternarle.
"Il popolo - scrive ancora Huizinga - vive la sua vita nella pratica abitudinaria di una religiosità completamente esteriorizzata, ma aveva altresì una fede ben radicata...".
Così, questo periodo centrale della liturgia cristiana trovava la sua manifestazione in un'immagine, quella appunto della "caremma", un po' sintesi di elementi pagani e cristiani, "gioco" sacro e profano insieme. Nella fantasia popolare, infatti, la "caremma" rappresentava la Quaresima ed insieme la moglie del carnevale, che alla fine di un periodo di baldoria si vestiva a lutto per la morte del marito. Si confezionava così un pupazzo di paglia, che rappresentava una vecchietta vestita di nero, con i capelli bianchi e la testa coperta da un fazzoletto nero ('a caremma). In mano recava due dei più antichi arnesi del lavoro domestico: la cunucchia e lu fusu, che servivano per filare la lana. Questa simbologia essenziale (la vecchiaia e il lavoro) veniva arricchita da altri oggetti di significato secondario, che variavano da paese a paese. A Botrugno, sulla conocchia veniva poggiata un'arancia, simbolo della frugalità del cibo propria del periodo quaresimale, e sull'arancia venivano infilzate cinque penne, le cinque settimane della quaresima. Ogni settimana ne veniva tolta una. Così sistemata, la "caremma" veniva esposta per tutto il periodo della Quaresima all'esterno della propria abitazione, sul parapetto di un terrazzo o di una finestra. Il giorno delle Palme veniva tolta.

Questa tradizione, non priva di evocazioni medievali, rappresenta con efficacia i caratteri di una società povera e contadina. La confezione del pupazzo di paglia non richiedeva alcuna spesa e nello stesso tempo l'esposizione al pubblico ne faceva un gioco collettivo, di cui tutti potevano gratuitamente fruire. Infine, la necessità di esteriorizzare la propria esperienza religiosa, l'antropomorfismo della rappresentazione, la stessa concezione in chiave negativa della vecchiaia e del lavoro propongono aspetti tipici di una cultura medievale. Proprio per questi suoi caratteri, ma, soprattutto, per la sua immediatezza simbolica, priva ormai di rispondenza con la vita reale,questa tradizione popolare è scomparsa ed è stata completamente rimossa dalla coscienza collettiva.

Torna al menù precedente