Stemma: «d'oro, al granchio montante di nero, posto in punta, accompagnato a destra, dal ramo di vite, posto in palo nella parte inferiore, con la sommità posta ad arco verso il centro del capo, esso ramo munito di dieci foglie, quattro poste esternamente, alternate da quattro foglioline, le altre sei foglie poste internamente, parzialmente alternate da tre foglioline, il tutto di verde; a sinistra dalla cometa d'azzurro, codata di due raggi ondeggianti, posta in banda alzata. Ornamenti esteriori da Comune».
Una premessa: l'interpretazione dello stemma di Botrugno ha sempre rappresentato un piccolo rompicapo, soprattutto per la presenza di un animale di cui non si riusciva a capirne il senso. L'unica soluzione tramandata oralmente è stata formulata in termini caratteriali: il granchio vorrebbe rappresentare il carattere dei botrugnesi, tranquillo se viene lasciato indisturbato o capace di rapide reazione in caso contrario. A questa interpretazione si possono opporre due obiezioni:
Sulla base di queste premesse, si tenterà ora una interpretazione dello stemma di Botrugno secondo le regole araldiche, tenendo presenti le figure contenute nello stemma e la didascalia con la quale vengono descritte.
La blasonatura dello stemma di Botrugno, in termini araldici, mira a descrivere gli elementi grafici (smalti, partizioni, figure) contenuti nello stemma stesso, il cui modello di riferimento è un sigillo municipale rinvenuto nell'Archivio di Stato di Napoli, nel Fondo "Voci di Vettovaglie" (busta 139, fascicolo 36, foglio 32, anno 1761), con la scritta interna "Universitas terrae Botrunei". Tra gli elementi grafici in esso presenti (gli smalti, un ramo, un animale e la stella cometa) l'elemento principale è un animale, che va identificato con il granchio (e non con uno scorpione, come in alcune manipolazioni successive al sigillo), una specifica figura araldica che abitualmente, come anche nello stemma di Botrugno, mostra il crostaceo di colore nero, visto dall'alto e posto in palo con la testa verso il capo dello scudo. Tra gli ornamenti esteriori vi è poi la corona muraria, tuttora utilizzata nell'araldica civica taliana per simboleggiare la corona di comune, e due rami, uno di ulivo e l'altro di quercia, che cingono al centro lo stemma con un nastrino tricolore.
Il granchio esprime i caratteri della comunità che intende rappresentare; è, cioè, il simbolo al quale Botrugno affida la propria carta identificativa. Come figura araldica, esso è il quarto segno dello zodiaco, segno cardinale del solstizio d'estate, quindi simbolo di un nuovo ciclo vitale, in cui la natura si risveglia, porta a maturazione i suoi frutti, ed ha bisogno di nutrimento, protezione, calore materno. Il suo carapace, dalla forma di corazza, ha lo scopo di proteggere, difendere e nutrire la formazione e la crescita della vita; il movimento di fianco o all'indietro simboleggia l'attaccamento al passato, alle tradizioni, alla casa ed ai valori familiari, alla memoria storica. Nel mosaico pavimentale della cattedrale di Otranto (1163), dove la raffigurazione dei mesi è abbinata al relativo segno zodiacale e completata con l'attività agricola che si svolge in quel mese, la raffigurazione di Luglio comprende un granchio, molto simile a quello presente nello stemma di Botrugno, e la battitura del grano, attività tradizionale propria di quel mese.
Sulla base di tali premesse, una spiegazione araldica dello stemma di Botrugno può essere così formulata: il ramo va identificato con un ramo di vite, coltivazione tipica del periodo dell'estate e ritenuta propria del luogo; il granchio, come segno zodiacale e astrologico dell'estate, simboleggia l'attaccamento al lavoro della comunità botrugnese, la sua vitalità e la sua laboriosità, mentre la sua particolare andatura a ritroso è segno dell'attaccamento alle tradizioni, alla storia della comunità; la forma di corazza del carapace esprime valori cari ai botrugnesi, come la protezione e la difesa della famiglia. La stella cometa significa chiarezza di fama proveniente da illustri virtù; la coda è simbolo di luce perenne, che illumina il cammino, indica virtù e potenza eterna, auspicio di vita luminosa per il futuro.
Blasonatura in termini araldici a cura del Prof. Vito Papa